Un manifesto per un'architettura dell'informazione




Nuove sostanze


Informatica e innovazione architettonica


“Il tema di fondo è che il rinnovamento dell'architettura che stiamo vivendo in questi ultimi anni, non è solo un fatto di gusto, di moda, di linguaggio ma che stanno affermandosi, appunto, nuove sostanze e con esse nuove crisi ed opportunità.[…] Apparentemente si attacca un'estetica, in realtà ci si oppone a una tensione al rinnovamento, al cambiamento, alla presa di coscienza di una diversa visione del mondo.”


A. Saggio, Nuove sostanze; L'informatica e il rinnovamento dell'architettura, in "Il Progetto" n.6, gennaio 2000 pp. 32-35



Essendo passati relativamente da poco tempo (storico) a quella che oggi definiamo società dell’informazione da ciò che invece veniva considerata società industriale, possiamo considerarci ancora compresi in quel periodo di limbo in cui i cambiamenti, le opportunità e soprattutto il modo di pensare del nuovo mondo che stiamo vivendo non è recepito e compreso da tutti alla stessa velocità, e come in ogni epoca storica di cambiamenti artistici, scientifici o economici che siano, si avranno oppositori rigorosi e conservatori ma anche persone lungimiranti e a volte illuminate che abbracceranno le trasformazioni e metteranno a frutto le novità. Tutto questo porterà, come sempre avvenuto nella storia, al consolidamento dei nuovi valori e delle nuove conoscenze fino al momento in cui non si avrà una nuova rivoluzione che comprenderà ogni aspetto artistico-culturale-scientifico dell’umanità e che metterà nuovamente in discussione l’epoca attuale per muoversi in quella successiva. L’universo, come la Terra e a sua volta gli uomini sono ciclici, proprio come la storia, che racconta il passato di ognuno e di ogni cosa. E’ questo che effettivamente mi fa affermare ciò che si è elencato in precedenza con una fiducia cieca sulla veridicità delle parole, l’unico dubbio, come ricorrente nella storia umana, è la quantità di tempo della transizione. Quest’ultima può essere influenzata da molti eventi, ma riflettendo sulla connessione che uomini, animali e natura sono riusciti a raggiungere grazie “all’informazione”, si potrebbe prevedere che la società dell’informazione riuscirà ad entrare a pieno regime in questa fase, in tempi storici molto più brevi rispetto alle rivoluzioni precedenti.

Come è scritto anche nell’articolo però adesso “oggi cominciamo a capire come questa onda stia trasformando il nostro territorio disciplinare.” Proprio l’articolo cerca di indagare come le novità della società dell’informazione stiano cambiando radicalmente il mondo dell’architettura partendo da alcuni punti base. Il primo ad essere preso in considerazione è ovviamente il delicato territorio delle città in cui viviamo, parlando di urbanscape. Si inizia analizzando le così dette “brown areas” ovvero quelle aree che sono il risultato di vuoti urbani, superfici non sfruttate dai piani regolatori oppure che hanno visto i fabbricati esistenti abbandonati o dismessi a causa della persa funzionalità (si pensi a edifici del settore secondario che ormai, nei paesi più sviluppati, non servono più nella quantità e nella grandezza in cui serviano precedentemente l’avvento della nuova ondata) e che vanno quindi creare quei vuoti urbani che danneggiano la città e l’ambiente oltre che la qualità di vita dei cittadini. Grazie proprio a questa problematica, che può essere trasformata in opportunità, l’architettura si sta muovendo verso una poetica e una cultura del riuso, non più con enormi porzioni di terreno vergine cementificate, ma spazi già precedentemente utilizzati che vengono rifunzionalizzati ed a cui viene donata una nuova vita anche architettonica, con un occhio sempre rivolto all’ambiente. Nel commento “La città introspettiva” si analizza meglio la questione anche con un progetto di esempio.

Successivamente si prede in considerazione il paesaggio, nuova fenice dell’attuale periodo, di cui il rinnovato interesse è strettamente connesso a quello per l’ambiente e la natura. Infatti è proprio quest’ultima che, non più con i vecchi canoni, sta interessando l’architettura, proponendo sfide di spazi connessi e inglobati nella natura, che adesso può entrare anche nelle aree più densamente edificate con nuovi metodi di utilizzo da parte del cittadino e nuove norme urbanistiche che si staccano pesantemente dall’obsoleta tecnica dello zooning, tipica della fase industriale. In questo quadro di cambiamenti va aggiunta la riflessione sullo spazio sistema, che sposta l’attenzione dallo spazio interno strettamente connesso alla funzione, di concezione industriale, ad un nuovo connubio tra spazio interno ed esterno dove la vita si travasa dall’uno verso l’altro con naturalezza e fluidità, andando così a dare ancora più forza all’architettura grazie al dialogo con questo nuovo ed importante spazio pubblico. Ancora, a questo discorso è strettamente connesso la nuova concezione di iper-funzionalità con spazi che devono essere sempre più flessibili e capaci di contenere funzioni e attività diverse facendo del fabbricato un’ architettura poliedrica e capace di adattarsi a situazioni e momenti diversi, il tutto senza tralasciare l’elemento estetico. Il rapporto poi che si va a donare grazie a tutti i cambiamenti sopra elencati è un nuovo legame tra fabbricato e spazio urbano, in cui il gioco dei flussi non è mai più bloccato da barriere fisiche ma probabilmente soltanto da limiti estetico artistici di cambiamento di funzione, il tutto sempre con una maggiore attenzione ai costi, non tanto di realizzazione dell’edificio, ma ai sui impianti e di manutenzione a breve e lungo termine.

Tra le ultime due voci che vengono analizzate troviamo la comunicazione, di fondamentale importanza nell’era dell’informazione in cui ogni prodotto viene pubblicizzato soggettivamente, rispettando gusti e pareri di clienti e movimenti, e non più in maniera oggettiva come nelle fasi storiche precedenti, soffermandosi sul prodotto e la sua funzionalità e la sua affidabilità. Orami ogni acquirente si aspetta dal principio che il prodotto acquistato abbia una manifattura pregevole e una funzione adeguata alle sue esigenze, è in questo contesto che il prodotto (qualsiasi esso sia, anche di architettura) non ha più bisogno di lodi ma di una storia e di un’artisticità che lo renda unico e non solo funzionale. In fine viene trattata la rivoluzione informatica, vero tassello che ha spianato la strada alla società dell’informazione. In questa occasione vengono redatte le tre sostanze base per l’architettura del nuovo tempo quali “la frammentarietà del paesaggio urbano”, “Il concetto di paesaggio” e l’ultima “Lo spazio come sistema” a cui io aggiungerei la parola integrato così da rendere meglio la nuova connessione di un qualsiasi nuovo o rinato edificio con l’intorno, il contesto urbano, i cittadini e la natura stessa. Ovviamente tutte queste “Sostanze” sono strettamente connesse all’informatica, ma non solo per i nuovi metodi di rappresentazione grafica digitali, ma per tutta la rivoluzione dell’informazione portata dall’internet e dai computer.


“Le aree si liberano, si cerca un rapporto più stretto con l'ambiente, si pensa alla architettura come ibridazione tra natura, paesaggio e tecnologia, si cercano spazi come sistemi complessi sempre più interagenti perché l'Informatica ha cambiato e sta cambiando il nostro essere al mondo ed ha aperto nuove possibilità al nostro futuro.”


Per concludere, riprendendo il discorso dell’inizio del commento, e citando la stessa frase di Mies Van Der Rohe presente nell’articolo “Il tempo nuovo è una realtà; esiste indipendentemente dal fatto che noi lo accettiamo o lo rifiutiamo. Non è né migliore né peggiore di qualsiasi altro tempo, è semplicemente un dato di fatto ed è in sé indifferente ai valori. Quel che importa non è il 'che cosa ma unicamente e solo il come” è e sarà soltanto questione di tempo prima che la rivoluzione dell’informazione si studierà sui banchi di scuola, dando per certi e consolidati tutti i valori e le novità fondanti, presumendo che, come affermato in precedenza, queste tempistiche siano più brevi rispetto quelle delle rivoluzioni precedenti proprio grazie alla connessione donataci dall’oggetto cardine di questa nuova società, il computer.


Sarà poco più lungo invece il periodo di tempo per il quale grazie ad una nuova invenzione oppure una nuova scoperta nuove sostanze inizieranno ad entrare nelle attività dell’uomo, quelle sostanze che porranno fine alla società dell’informazione e ne inizieranno un’ altra, magari quella dell’intelligenza artificiale (non come la conosciamo oggi).