Autoritratto della crisi


L'informatica come crisi e come opportunità


Autoritratto


L’autoritratto della crisi nasce dalla necessità di rappresentare come ormai il mondo informatico stia entrando inesorabilmente nell’umanità e con essa in tutte le cose che la riguardano. Le informazioni e i dati sono sempre in numero crescente e c’è sempre più bisogno dell’assistenza dello strumento informatico per coglierli a pieno ed analizzarli correttamente. Di conseguenza anche la potenza di calcolo dei chip si sta evolvendo ad una velocita spaventosa in ogni oggetto elettronico che produciamo a parti dagli elettrodomestici fino ad arrivare alle macchine più complesse inventate dall’uomo come aerei e razzi spaziali.

È proprio dallo spazio e dalla storia spaiale che parte la sperimentazione dell’autoritratto. Si pensi che nel 1969 l’uomo è andato sulla luna con una potenza di calcolo inferiore a quella di un comune smartphone moderno e da li in poi non si è fatto che migliorare e cercare di aumentare la proiezione dell’umanità oltre i confini della terra.

Come è possibile vedere dall’immagine, il fulcro fondamentale è il buco nero che “ruba” la maggior parte della scena. Il buco nero è quello rappresentato nel Film Interstellar, di cui in questi giorni ricade il decimo anniversario dell’uscita nelle sale americane, un film fantascientifico in cui si immagina un umanità sofferente dovuta ad un imminente collasso climatico della terra, un film impregnato di scienza (attualmente le ricerche effettuate durante la stesura del copione sono tra le più avanzate nel campo dei buchi neri) ma anche di immaginazione verso le tecnologie spaziali, temporali e soprattutto di intelligenza artificiale con robot in grado di svolgere mansioni umane. A quest’immagine principale si aggiungono man mano dettagli con precise spiegazioni: l’occhio che prende la scena del corpo del buco nero sta a rappresentare l’umanità e i codici che cadono come spinti dalla gravità all’interno dell’iride rappresentano ormai definitiva importanza dell’informatica per il genere umano. In fine l’immagine di me stesso al centro della pupilla come circondato inesorabilmente da tutto questo. Descrivendo invece verso l’esterno di incontra invece, come una trama quasi impercettibile, all’interno della materia attratta dal corpo del buco nero, un architettura come dei cassettoni rivisitati in chiave moderna rispetto a quelli del Pantheon, che stanno a significare appunto che anche l’architettura, materia umana, è ormai permeata dall’informatica e non ne può più fare a meno. Per concludere sono inseriti dei codici software che sembrano fluttuare nello spazio intorno al buco nero e che anche in questo caso, come prima anticipato, devono essere letti come la proiezione dell’umanità oltre i confini terrestri, proprio grazie alla conquista dello spazio tanto decantata durante questa decade.