Matter of time, Richard Serra, 2013, Bilbao
Trafissioni, Giovanna De Santis Ricciardone, 1970, Roma
Albero porta-cedro, Giuseppe Penone, 2003, Versailles
Le opere che abbiamo selezionato sono tutte accomunate dalla forma artistica, ovvero la scultura, e se ad un primo sguardo possono sembrare molto distanti nelle loro struttura formale ed espressiva, nel cercare delle parole chiave che potessero esprimerle concettualmente ci siamo accorti che ogni termine preso in considerazione descriveva, anche se in aspetti diversi, ciascuno dei lavori scelti. Abbiamo iniziato preponendo la parola Dinamica per l’opera dell’artista Richard Serra “Metter of time”, questo vocabolo è stato scelto in quanto le conformazioni scultoree proposte, con la sinuosità data dalla scelta delle forme geometriche “dalla relativa semplicità di una doppia ellisse alla complessità di una spirale” producono allo spettatore molteplici effetti sulla sua percezione del movimento e dello spazio. “Questi si trasformano inaspettatamente mentre il visitatore li attraversa e li circonda, creando un’indimenticabile e vertiginosa sensazione di spazio in movimento” è un po’ come se la stessa opera muovesse gli spettatori tra di essa per essere osservata nel tempo; è anche per questo che nasce il nome dell’opera (tradotto: La questione del tempo). Proprio grazie a questa progressione nel tempo si vengono a creare sempre nuovi spazi all’interno degli elementi disposti nella galleria, spazi con proporzioni sempre diverse e spesso totalmente inaspettate. Nello stesso momento, la concezione temporale non riguarda più soltanto il “tempo cronologico” che effettivamente serve per attraversare, ammirare e vivere le forme e gli spazi, ma subentra un tempo della sperimentazione dei “frammenti della memoria visiva e fisica che vengono combinati e rivissuti”.
Durante l’osservazione attenta delle altre due opere scelte, ci siamo accorti che, come anticipato nel primo paragrafo, l’aggettivo Dinamico si dimostra straordinariamente confacente nel descrivere alcune delle loro proprietà espressive. Per quanto riguarda la scultura “Trafissione” della De Santis Ricciardone, le aste metalliche che fisicamente tengono a mezza altezza il tronco del San Sebastiano, che concettualmente stanno a rappresentare le forze cosmiche che “schiacciano e trafiggono l’essere umano”, sono un incredibile richiamo al movimento anche soltanto nel ricordo della stessa definizione scientifica: qualsiasi causa capace di modificare lo stato di quiete o di moto di un corpo. Nell’altra opera scelta, “Albero porta-cedro” dell’artista Giuseppe Penone, nello stesso momento in cui viene rappresentata una sorta di natura dentro la natura (un tronco scavato che dà vita ad un altro di circonferenza più piccola al suo interno) è già esso stesso sintomo di movimento. Da qui in avanti per spiegare la fine connessione della natura e della dinamicità, si prenderà in considerazione la teoria dell’artista Elisa Montessori, la quale afferma in un intervista: “Metamorfosi come insita nella natura umana e nella natura in cui viviamo […] il tempo e lo spazio intorno a noi cambiano sempre e noi questa percezione della metamorfosi raramente la consideriamo come fatto essenziale della nostra vita”, essa porta avanti il lascito filosofico di Goethe, creando un connubio arte-natura-essere umano in un movimento invisibile all’occhio umano, cercando l’associazione delle forme nella natura, proprio ciò che a nostra avviso rappresenta l’opera di Penone.
Continuando con la ricerca di parole chiave, un’altra in cui ci siamo imbattuti è stata Multistrato, che subito ci ha rimandato proprio all’opera dell’ “Albero porta-cedro”. È comprensibile addirittura all’occhio di un bambino che la scultura presenta due forme di natura, una interna all’altra, una completamente naturale ed una in cui la natura viene rappresentata dalle mani dell’uomo. I due elementi sono connessi come da piccoli fili (i rametti del tronco interno) ma sono comunque ben distinguibili, andando appunto a creare questa sensazione di più parti, multistrato appunto. Ovviamente anche nell’opera di Richard Serra l’aggettivo multistrato è assolutamente pertinente, grazie alle lamine metalliche che vengono ripetute in fila, ai cerchi concentrici ed alle spirali che ha creato. Inoltre multistrato possono essere anche considerate le aste metalliche che Giovanna De Santis Ricciardone pone a rappresentare le forze: a nostro parere anche queste possono essere considerate multistrato in quanto concettualmente infinite.
Il vocabolo Geometrico è stato fin da subito concepito per l’opera “Trafissioni”. Dal principio abbiamo collegato le aste metalliche, a delle linee nello spazio, segmenti finiti che partivano da punti a terra e che nella concezione della artista dovevano essere prolungati visionariamente dallo spettatore fino in cielo. Ma anche nell’opera “Matter of time”, come ampiamente spiegato in precedenza, viene fatto largo uso della geometria e delle sue forme per materializzare l’intuizione dell’artista. Altro termine individuato è Cromatico, principalmente per le diverse sfumature che sono state generate dall’intaglio del legno dall’artista Penone e che, dalla scura corteccia rude arrivano al tenero midollo chiaro. Il principio della cromaticità, componente molto legata all’elemento materico dell’opera, è ovviamente presente anche nelle due altre sculture citate. In quella di Serra, in quanto le gradazioni di colore sono un elemento di forte identità del Corten, mentre per quanto riguarda l’opera “trafissioni”, nell’elemento marmoreo del corpo di San Sebastiano possono essere visibili le venature e gli elementi cristallini tipici di questa pietra. In conclusione si voleva rendere omaggio allo studio ed alla ricerca sui materiali che tutti e tre gli artisti di queste opere hanno fatto e continuano a fare nella loro carriera. Lo stesso concetto che ci ha portato a scegliere tre sculture, Materico, elemento che accomuna più di ogni altro questi lavori, ognuno nello specifico materiale di riferimento: legno, metallo e pietra.